TRADUZIONE DI GLADYS BASAGOITIA D.
ELEGIA ANTICIPATA ALLA MIA GATTA
Perché mi
devi morire,
micia mia?
Perché non
ascolto sempre
le tue dolci fusa
come quelle
d’adesso,
aligere
e veloci,
stella
mia.
La mia gatta
è una poesia
. di quelle
che si dicono
solamente
in silenzio..
Le piacciono
le carezze
e il lieve
verso
ascolta.
E dorme
come un ghiro
mentre vede
che le scrivo.
E adesso
sta sognando
in un cielo
di gatti
dove non ci siano
cispe che intorbidiscano
le nuvole
(e lei dimora
accanto a me,
contenta
gatta mia).
(Pag. 88)
A MIA MADRE (IN MEMORIAM)
Come un
angelo addormentato
mi è morta
mia madre.
Già vive
in quel cielo
che inventano
i poeti:
i suoi figli
naturali.
Già scruta
corolle
calendole
zagare.
Già è pura
lei
ch’era
senza tregua
e rilucente.
È bugia
che sia tornata
alla terra
ingannevole:
lei è frutta
celeste
e vergine
madreperla.
Dinanzi a sé
le campane
del giorno
suonano
a festa.
Ed è fruttifero
il suo sorriso
di conchiglia.
nivea.
Mia madre
è caravella
ed io la traversata
della mia vita
l’ho fatta
a bordo
dei suoi sogni
di miele
sericei.
Oggi io
febbricitante
la vedo
trasmigrarsi, in che
galassia leggiera
dimorerai, madre
mia?
E quale compartimento
dell’Empireo
è pronto
perché tu lo decori?
Prendo i
candelabri
del cielo,
amata
stella: e più
non ci sarà
al tuo passo penombra
d’urna, di spranga
né di sentinella.
Madre
solo
tu sai:
come
uccidere
la morte!
(Pag.92-94)
LA CAPITALE DEL CUORE
Lima 1988
OMAGGIO
Amarti, amore, mi eleva
fino al ponente
e mi toglie
dal pozzo
e mi fa
festa
ed io sono non solo
un uomo
se non un inno,
e mi piove
la luce
quando si fa sera
e attraverso
il viale
che diventa
fonte o ruscello
o colle.
E non c’e
polizia
né sorvegliano
i sogni
mastini
né segugi.
Contro tutto
il tuo amore
mi dà blindaggio.
Ed io so
che la morte
sarà come
un fiore
innamorato.
.
(pag.57-58)
NON MORIRÒ
Non morirò / stanco /d’amare né / d’essere
amato
non morirò
negando
la luce che
moltiplica
la tua presenza
d’altera
farfalla
di gennaio.
Non morirò
piegato
dalla daga
dell’odio né
dalla pustola
oscura,
Non morirò
in silenzio
se rimanesse tanto
allora
per cantare, lo
prometto.
Non morirò
aspettando
l’arrivo
del fulmine
che mi spacchi
la fronte
Non morirò
di sera
di notte
né per il volere
del Dio
degli occasi.
Non morirò
senza prima
morirmi
d’allegria
quando so
che non muoio
nei tuoi occhi
marroni
e miopi
vita
mia.
(pag.46-47)
POETICA
Lasciami
poesia
voglio
tornare
alla mia camera
perfida
in cui dimoro
voglio
essere murato
nella lancinante
fronte
del giorno
che è mio
voglio
essere scorticato
dalle ore
uguali
voglio
essere finalmente
ghigliottinato
e che gettino
le mie spoglie
ai tuoi piedi
poesia
(pag.59)
LA MEMORIA DELL’ARIA
(LIMA 1965)
QUANDO MI SVEGLI
Quando mi svegli
in un altro corpo
e
le mie mani
(le altre)
somiglino foglie
morse dagli anni,
che farò
per somigliare
alla tua vita
che vive
in un altro corpo?
(pag. 13)
DA TELEGRAMMI
L’AMORE
Una vecchia
iscrizione
dipinta
s’una vecchia
parete, però
col sangue.
(Pag. 36)
AUTOELEGIA Ad Arturo Corcuera.
Vedo passare il mio funerale
e un filo d’acqua
fresca sgocciola
dagli occhi
del lento mezzogiorno.
Vado quasi
cantando: m’illuminano
i ricordi
di un cielo che
ho assalito
e anche
quella pozza
di miele
dei tuoi occhi.
M’accompagnano (per caso)
2 cani vagabondi
l’aurora
dei miei figli
e il forte
odore a terra
dei 4 limpidi
operai.
Tutt’altro
è
un sogno.
Il mio paese l’abbandono
contento
e compiaciuto:
fui (con
altri) causante
del rumore
che spaventa
e atterrisce
i neutrali.
Me ne vado quando
sono nati
giardini
che abbiamo concimato.
Il mio corpo
sarà l’humus
per quegli altri
inni.
Forse
alcuna frutta
dell’albero
del domani
avrà
il sapore
urgente
del canto
che oggi strappo
e rendo
al mio popolo.
Lo so e
lo riconosco
adesso che cammino
disteso
e preparato
per la vita
nuova. (50-52)
EPILOGO
I
I miei
occhi
che hanno
guardato
negli
occhi
la morte
II
Non chiuderò
gli occhi
per più
che tu arrivi,
morte:
ti guarderò
di fronte
di profilo
di fianco:
(per raccontarlo
dopo
del viaggio
di ritorno). Pag.37
CARTOLINA
Sono arrivato bene. Adesso
nevica. Tutto
mi piace e
non mi piace. Per la via
m’incrocio con amici
che non conosco. E ancora
non posso situare
la casa
in cui ho vissuto
in questa città
(alla quale arrivo per prima volta). Pag.15
IN ATTESA DEL GIORNO
Abito nella mia capanna
di ossa e di nervi
in attesa del giorno
in cui tu appaia;
portatrice del giorno,
messaggera dell’alba,
ragazza d’occhi chiari
come l’acqua
e il vento.
LA MIA MACCHINA DEI POMPIERI
A mio figlio Fidel
A Natale, lo ricordo
papà mi regalò
una macchina dei pompieri.
I pompieri, in nero,
più rosso era il colore
della macchina regalata.
Frottole dell’infanzia!
Tutto arriva alla fine
e la macchina si è persa.
Ma forse, in un armadio
potrebbe stare ancora.
E penso al mio piccolo
che presto nascerà
nel mezzo dell’incendio.
Andrò per regalarli
almeno il colore
della macchina dei pompieri.
E saremo allegri
perché so che questo incendio
non si spegnerà mai.
SORGONO FRA LE PIETRE
Dai pori dell’alba
sorgono fra le pietre,
appaiono e già c’erano
d’antico, taciute.
Nessuno sa l’origine:
il loro lignaggio è oscuro.
Il loro indirizzo non esiste
in nessuna memoria.
Qualcuno pensò d’averle
trattenute qualche giorno;
ma loro continuarono
la rotta incandescente.
Dai pori dell’alba
sorgono, fra le pietre.
D’antico già c’erano
scritte le poesie. Pag. 14
Querido Winston,, creo que seria mejor terminar asì:
Dai pori dell’alba
sorgono, fra le pietre.
D’antico già c’erano
scritte
le poesie.
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